L’Altra Emilia-Romagna, dopo cinque anni all’opposizione della giunta Bonaccini conferma la propria collocazione di alternativa ai poli politici esistenti e candida alla presidenza della regione Stefano Lugli. Stefano ha 45 anni, laurea in scienze politiche, ed è sposato. Abita a Finale Emilia dove è consigliere comunale per una lista civica all’opposizione della giunta leghista e lavora all’ufficio cultura del Comune di Concordia. Ha sempre fatto politica nella sinistra senza mai farne una professione, attualmente è segretario regionale di Rifondazione Comunista e da sempre è impegnato nella sinistra e nei movimenti che si occupano della difesa del territorio e dell’ambiente. Ha fondato assieme ad altri cittadini il comitato che si batte per una cispadana a scorrimento veloce ed è militante dell’Anpi.
Fanno parte de L’Altra Emilia-Romagna attivisti impegnati in liste civiche, movimenti e vertenze territoriali, nonché esponenti di Rifondazione Comunista, del Partito Comunista Italiano, del Partito del Sud e del Partito Umanista.
La collocazione di alternativa nasce non da un pregiudizio ideologico ma da un giudizio di merito negativo rispetto alle politiche ambientali, territoriali e sociali della giunta Bonaccini. La Lega è il principale avversario, ma se è cresciuta è perchè sono state fatte politiche sbagliate e non la si sconfigge prescindendo dai contenuti. L’autonomia regionale è l’esempio più eclatante di come Bonaccini abbia legittimato la Lega che ha ancora nello statuto la secessione della Padania. Autonomia non è solo rottura dell’unità nazionale ma significa aprire le porte a ulteriori privatizzazioni. Quindi ci battiamo per il ritiro di qualunque forma di autonomia differenziata.
Giusta, pubblica e sicura sono le tre parole chiave della campagna elettorale de L’Altra Emilia-Romagna. Giusta perché vogliamo porre al centro il tema della giustizia sociale e dell’uguaglianza dato che anche nella ricca Emilia-Romagna c’è chi – pur lavorando – resta povero. Giusta perché una società dove le diseguaglianze siano ridotte al minimo finisce per essere una società più sicura anche dal punto di vista della legalità. Pubblica, perché sanità, scuola e beni comuni devono essere messi al servizio dei cittadini e non di assicurazioni o azionisti che lucrano sui bisogni delle comunità. Sicura, perché sicurezza è quella di non rischiare la vita sul lavoro, un lavoro che dev’essere equamente retribuito, anche per le partite IVA e i rider; sicurezza è non respirare aria inquinata un giorno su tre e avere scuole, ospedali e posti di lavoro che non ti crollano in testa alla prima scossa.
Il lavoro è al centro del programma de L’Altra Emilia-Romagna, perché ci sono ancora tanti, troppi, lavoratori precari, sfruttati e sottopagati nei cantieri e nella false coop e ci sono migliaia di partite iva prive di tutele e diritti. Eliminare la piaga delle coop spurie e impedire l’esternalizzazione del lavoro deve diventare una priorità per una Regione che ha tante eccellenze ma anche interi distretti produttivi in mano a imprenditori senza scrupoli che usano gli appalti di sola manodopera per sottopagare i lavoratori, fare concorrenza sleale quando non evadere il fisco.
Viviamo in una delle aree più inquinate al mondo e il lavoro non può essere contrapposto dall’ambiente. Puntiamo sulla transizione ecologica per avere città pulite e migliaia di nuovi posti di lavoro. Vogliamo cancellare una sciagurata legge regionale urbanistica che apre le porte a nuove cementificazioni e rovesciare le priorità di un piano dei trasporti non adatto alla sfida ambientale e che punta tutto su nuove autostrade. Vogliamo lo stop alle concessioni delle attività estrattive in Adriatico, rivedere un piano dei rifiuti che punta ancora sulle discariche, introdurre una carbon tax per disincentivare il trasporto merci su autostrada e renderlo meno competitivo rispetto alla mobilità su ferro. La giunta ha dichiarato l’emergenza climatica, e questa è la risposta che serve per evitare che resti una vuota dichiarazione di principio.
Vogliamo che la scuola sia pubblica, laica e gratuita dal nido all’università, e vogliamo una sanità pubblica che garantisca l’accesso alle tante eccellenze sanitarie a tutti gli abitanti della regione, non solo a chi può permettersi di pagare. Appoggiamo le richieste già presentate dalle associazioni femminili di mettere un tetto alla presenza di medici obiettori e verificheremo la possibilità di eliminare del tutto la loro presenza nelle strutture pubbliche.
Ci rivolgiamo a tutti coloro che si rifugiano nell’astensionismo e ai delusi di una campagna elettorale che gioca sulla pelle degli emiliano-romagnoli una partita che va al di là delle regionali. A costoro diciamo che anche quando le strade sembrano strette c’è sempre un’alternativa.