Stefano Lugli, candidato Presidente per L’Altra Emilia Romagna, risponde alle domande del Coordinamento Comitati Acqua Pubblica e Rete Rifuti Zero
Cari Corrado Oddi e Natale Belsi,
rispondo con grande piacere alle domande che ponete ai candidati alla presidenza della regione Emilia-Romagna. Introduco le risposte puntuali ai vostri quesiti con una breve premessa che mi consente di inquadrare il ragionamento che sviluppo nelle risposte domande.
Resto a disposizione per eventuali ulteriori chiarimenti.
Un caro saluto
Stefano Lugli
Candidato presidente L’Altra Emilia-Romagna
PREMESSA
Occorre affrontare il problema tenendo conto che il livello regionale non può tutto. Il quadro normativo nazionale infatti non è tale da favorire, attualmente, pratiche di ripubblicizzazione: e in Parlamento sono ampiamente rappresentate forze che ci vendono come obbligato dall’adesione alla UE tale quadro, utilizzando tale alibi ben al di là degli effettivi limiti posti dalla norma comunitaria.
Occorre quindi attrezzarsi a governare la Regione sia nel caso di un auspicabile, ma non sappiamo quanto probabile evoluzione verso una ampia ripubblicizzazione dei servizi (ipotesi che ci vede ampiamente favorevoli, assieme a quella della eliminazione di quel “mostro tecnocratico” che è ARERA per riportare le funzioni che svolge sotto il diretto controllo di Governo e Parlamento), sia nella permanenza del quadro attuale. In questo secondo caso siamo pronti ad utilizzare tutti gli strumenti a disposizione per favorire le comunità che intendano mantenere in mano totalmente pubblica la gestione dei servizi idrico e rifiuti: nella forma del c.d. “in house providing” ovvero attraverso aziende di proprietà esclusiva dei Comuni. La gestione diretta da parte dell’ente Comune, che nei nostri territori è ormai residuale, è infatti resa sempre meno agevole dai pesanti limiti posti alle finanze comunali, alle assunzioni nel pubblico impiego, ecc… e peraltro le ridotte dimensioni rende difficile anche il raggiungimento di un significativo livello di efficienza gestionale.
La proposta di legge avanzata dal Coordinamento dei Comitati per l’acqua bene comune Emilia-Romagna e dalla Rete Rifiuti Zero ci trova interessati e ampiamente concordi sui principi e gli obiettivi; dal nostro punto di vista andrebbe migliorata, in particolare per quanto riguarda la regolazione dei servizi, proprio in relazione al fatto che le imprese gestori dei servizi, anche qualora totalmente ripubblicizzate, avranno comunque una dimensione sovracomunale.
In tal senso riteniamo più utile non superare Atersir, ma rivederne la struttura ed articolazione, nonché rafforzandone la dotazione organica (per renderla in grado di svolgere appieno ed in modo efficace e tempestivo le proprie attribuzioni): riportando maggiori funzioni decisionali a livello degli ambiti provinciali, mentre oggi quasi ogni decisione passa per il livello centrale, e garantendo anche nei livelli provinciali maggiori spazi di autonomia decisionale ai singoli Comuni, anche i più piccoli.
Domande e Nostre Risposte
1. Nel metodo, un impegno ad istituire da subito un tavolo permanente di confronto tra la Giunta regionale e i movimenti per l’acqua e i rifiuti per discutere preventivamente le politiche e i provvedimenti che si intendono mettere in campo in questi ambiti e per seguirne gli sviluppi nell’intero arco della legislatura;
L’impegno è certo, non solo nei confronti dei movimenti, quanto anche delle associazioni ambientaliste e delle organizzazioni degli attori sociali (dai sindacati alle associazioni di utenti e consumatori). In un quadro più generale che ci vede impegnati a ridare fiato alla partecipazione diretta dei cittadini, ed in primis di ceti subalterni, alla gestione della cosa pubblica.
2. Sostenere la proposta di legge nazionale di iniziativa popolare del Forum Italiano dei Movimenti per l’Acqua finalizzata alla ripubblicizzazione del servizio idrico e ripresa pressochè integralmente nel testo presentato dall’on. Daga, che si basa sulla gestione del servizio idrico effettuata tramite Enti di diritto pubblico, in particolare le Aziende speciali, superando ogni forma gestionale svolta da SpA, e sull’eliminazione del profitto garantito presente nelle tariffe, anche attraverso l’abrogazione di ARERA;
Concordiamo appieno con l’idea di sottrarre i servizi pubblici alle logiche di mercato. I servizi rispondono non ad una “domanda” ma ad un “diritto” e sui diritti non si deve fare profitto.
3. attivarsi per l’eliminazione della remunerazione del capitale investito, e cioè il profitto garantito, nelle tariffe del servizio idrico, che, sulla base della regolazione tariffaria di ARERA, oggi arriva a circa il 5,3% di rendimento garantito, seppure denominata in altro modo, nonostante il chiaro pronunciamento referendario del 2011 che l’ha abrogato;
Si veda il punto precedente. Peraltro con il 2020 ARERA inizia a regolare anche le tariffe del servizio rifiuti, anche in questo caso prevedendo margini di profitto che le precedenti deliberazioni di Atersir non hanno MAI riconosciuto. “La tecnocrazia è la morte della democrazia”, come disse un compagno illustre. ARERA deve essere eliminata e le tariffe riportate sotto il controllo diretto degli enti locali.
4. sostenere la proposta di legge presentata da diversi consiglieri regionali nel maggio 2019 e da due Comuni in materia di gestione pubblica e organizzazione del servizio idrico e di gestione dei rifiuti in Emilia-Romagna, laddove prevede l’abrogazione della struttura politica centralizzata di Atersir e il passaggio delle sue funzioni fondamentali a Ambiti Territoriali ottimali di tipo provinciale, sulla base del principio di sussidiarietà e riportando la fase decisionale più vicina ai cittadini con processi partecipativi della popolazione e dei lavoratori del settore;
Su questo rimandiamo a quanto sopra scritto nella premessa. Siamo per mantenere una agenzia unitaria, demandando però al livello centrale la definizione degli standard minimi di servizio, delle modalità di controllo del servizio reso, delle sanzioni da applicare ai gestori inadempienti, nonché ai cittadini-utenti che non rispettano le regole, mentre le decisioni inerenti le modalità di gestione dei servizi, gli obiettivi da raggiungere, la pianificazione degli investimenti, nonché la politica tariffaria (sempre auspicando il superamento di ARERA) deve essere riportata a livello degli ambiti provinciali.
5. poiché molti affidamenti sulla gestione dei rifiuti e acqua sono scaduti ma non riassegnati e molti altri sono in scadenza nel giro di pochi anni, tenendo conto che la scadenza delle concessioni è il momento più favorevole per procedere alla ripubblicizzazione, sostenere la proposta di legge regionale su acqua e rifiuti laddove prevede di favorire processi di ripubblicizzazione che i comuni decideranno, anche attraverso appositi fondi di investimento e garanzia. Ciò presuppone anche che vengano sospese le gare in corso sull’affidamento del servizio idrico e di gestione dei rifiuti;
Occorre che la Regione sostenga attivamente i territori che optano per il controllo diretto e totale della gestione dei servizi, intervenendo anche con finanziamenti e garanzie laddove i Comuni coinvolti abbiano delle difficoltà (cosa purtroppo abbastanza comune in questi anni).
6. istituire un tavolo permanente regionale coi rappresentanti dei movimenti acqua e rifiuti e a livello territoriale tavoli partecipativi per studiare sin da adesso la fattibilità della ripubblicizzazione del servizio idrico e di quello dei rifiuti e per seguire e intervenire sull’evoluzione della loro gestione;
Vedi punto 1. In quelle forme e canali di confronto da istituire e rafforzare dovrà passare anche questo confronto.
7. promuovere politiche di tutela della risorsa idrica e di gestione del territorio e dell’ambiente e avviare processi di investimento pubblico diffusi sul territorio al fine di sviluppare lavoro e tecnologie innovative per migliorare la qualità ambientale del territorio, e ridurne la fragilità;
In questo senso è auspicabile un processo di riorganizzazione dell’articolato sistema di enti e istituzioni che si occupano della risorsa idrica nelle sue varie accezioni (autorità di bacino, consorzi di bonifica, regioni, enti d’ambito, ecc…), riducendo il numero dei medesimi o costruendo un chiaro ed agevole sistema di collaborazione tra di essi e con gli enti preposti alla tutela dell’ambiente e del territorio. Anche per dare una reale completezza, organicità e funzionalità ai piani di investimento che proponete.
8. rafforzare l’incentivo ai sistemi di raccolta che minimizzano tutti i rifiuti non riciclati (rifiuto residuale, raccolte differenziate a discarica o incenerimento, scarti delle raccolte differenziate), penalizzando quelli a minore efficacia. Promuovere la tracciabilità di tutti i rifiuti. Introdurre incentivi basati sulla maggiore purezza merceologica delle raccolte differenziate per minimizzare gli scarti, e introdurre differenziazioni di costo al trattamento su questo criterio, e un monitoraggio continuo sulla qualità delle raccolte differenziate. Introdurre la premialità ai Comuni che praticano la tariffa puntuale, in particolare a quelli che l’applicano su più frazioni, e la penalizzazione di quelli che non l’hanno applicata nei tempi previsti dalla legge 15/2015;
Nel campo dei rifiuti occorre in primo luogo sostenere la prevenzione. Sostenendo e stimolando le vendite di prodotti sfusi, i locali e gli esercizi che riducono od eliminano l’uso di imballaggi monoporzione e di imballaggi a perdere. Occorrerebbe in tal senso un deciso intervento nazionale, laddove pare alquanto ardua l’introduzione di un leggera “plastic tax”.
9. introdurre la selezione del rifiuto residuo ai fini di un ulteriore recupero di materia e per togliere le plastiche dai rifiuti destinati a incenerimento e programmare una exit strategy dall’incenerimento entro il 2030 ai fini della lotta ai cambiamenti climatici;
È necessario riportare sotto il pieno e diretto controllo pubblico il settore dello smaltimento programmando una progressiva riduzione della potenzialità di incenerimento, in parallelo alla riduzione del quantitativo di rifiuti da smaltire. Occorre anche evitare una eccessiva deassimilazione dei rifiuti speciali assimilabili: che da una parte, è vero, riducendo le quantità di rifiuti urbani dà l’impressione (ma meglio dire l’illusione) di una riduzione del monte rifiuti, ma dall’altra le quantità sottratte al controllo del servizio pubblico vengono sottoposte a differenziazioni e selezioni meno spinte e finiscono con l’essere destinate a effettivo recupero in percentuali molto minori.
10. creare una struttura di supporto per i Comuni che vogliono ripubblicizzare il servizio di raccolta. Impedire forme di monopolio del trattamento e riciclaggio dei rifiuti come attualmente per il compostaggio. In questo quadro, occorre pensare anche alla possibile separazione tra gestione del servizio di raccolta dei rifiuti da quello di gestione del trattamento e smaltimento dei rifiuti, prevedendo per la prima grandezze dei bacini conformi alle indicazioni dell’Autorità per la concorrenza;
Rimandiamo a quanto sopra indicato rispetto al ruolo da assegnare a Regione ed Atersir, per quanto riguarda il servizio di raccolta, e alla necessità di riportare sotto controllo esclusivamente pubblico il sistema dello smaltimento.
11. rivedere, con fondi dei PSR Europei, con fondi Regionali o con prelievi da Tariffa, finanziamenti importanti per la costruzione di impianti in grado di riutilizzare le frazioni raccolte in maniera differenziata. Incentivare e favorire le produzioni che utilizzano materiali riciclati. Avviare altresì ricerche, con l’università e le aziende, per individuare i prodotti non riciclabili ed agire successivamente per la loro riprogettazione in prodotti riciclabili; prevedere meccanismi di premialità per le Aziende che negli anni riducono i loro rifiuti indifferenziati e migliorano la qualità delle frazioni differenziate, finanziando tale misura con un incremento della tassa sullo smaltimento dei rifiuti speciali;
Nei limiti che concede l’essere comunque la nostra una economia di mercato, si concorda.
12. incentivare e pianificare l’autocompostaggio, il compostaggio di comunità e il compostaggio di piccola scala. Individuare un obiettivo indicativo del 30% dei rifiuti organici che possono essere trattati con queste metodiche. Promuovere impianti di trattamento dei rifiuti organici in ogni provincia, con dimensioni massime indicativamente di 30.000 ton/anno trattate, coinvolgendo, nella loro realizzazione e gestione, le realtà agricole. A tal fine si dovranno prevedere degli appositi incentivi rivolti agli agricoltori che desiderano realizzare questi impianti. Stabilire pertanto la seguente gerarchia nella pianificazione della gestione della frazione organica dei rifiuti: prevenzione, autocompostaggio, compostaggio di comunità, compostaggio locale e di piccola scala, impianti di trattamento della frazione organica provinciali di massimo 30.000 ton/anno;
D’accordo, ma occorre che una attività diffusa di compostaggio su piccola e media scala sia fatta oggetto di supporto e controllo continuo per una corretta conduzione, sia per evitare possibili problematiche di natura sanitaria o, più frequentemente, legate a cattivi odori, sviluppo di insetti o roditori; sia per garantire l’utilizzo migliore del compost prodotto. Senza dimenticare che si tratta di una attività che produce metano ed anidride carbonica (emissioni climalteranti) in quantità significative.
13. monitoraggio degli acquisti di tutti gli Enti pubblici per obbligarli a fornirsi esclusivamente di prodotti derivanti dal riciclo, nonché nell’utilizzo del compost nei giardini e parchi pubblici; ridare nuovo impulso a quanto previsto dalla legge regionale 16/2015 su riuso e riduzione dei rifiuti attraverso l’attuazione dei centri comunali del riuso da collocarsi presso i centri di raccolta, incentivando la distribuzione di prodotti sfusi (acqua, vino, detersivi, latte, ecc.) e tutti gli altri progetti di riduzione; divieto di utilizzo della plastica e degli oggetti usa e getta nelle mense scolastiche, ospedaliere e sociosanitarie convenzionate, nonché nelle feste pubbliche; in particolare dovrà diventare obbligatoria nelle scuole e nei locali degli Enti pubblici l’uso di distributori di acqua e di borracce; dovrà essere obbligatoria, o comunque fortemente consigliata e incentivata, una campagna di informazione e/o formazione nelle Scuole e nelle Associazioni di Volontariato convenzionate;
Si concorda in toto!
14. attuare una completa trasparenza dei dati relativi alla produzione dei rifiuti, con accesso continuo alla visione dei dati ORSO a tutti, l’obbligo ai gestori di mettere in rete i dati della loro produzione della destinazione dei rifiuti raccolti, dei costi e dei ricavi sostenuti. I rendiconti gestionali dovranno essere messi in rete entro il giugno dell’anno successivo.
Si concorda in toto!
Stefano Lugli
Candidato presidente L’Altra Emilia-Romagna
Il documento con le domande
http://rifiutizeroer.blogspot.com/2020/01/acqua-rifiuti-domande-ai-candidati.html