L'Altra Emilia-Romagna - Elezioni regionali 26 Gennaio 2020
Il Programma per l'alternativa
L’Altra Emilia-Romagna, dopo cinque anni all’opposizione conferma la propria collocazione di alternativa ai poli politici esistenti esprimendo un giudizio di merito negativo rispetto alle politiche ambientali, territoriali e sociali della giunta Bonaccini. La Lega è il principale avversario, ma se è cresciuta è perchè sono state fatte politiche sbagliate e non la si sconfigge prescindendo dai contenuti.
L’Altra Emilia-Romagna ha l’ambizione di essere la casa della sinistra dell’Emilia-Romagna, la casa di tutte/i coloro che si riconoscono nei valori della sinistra senza avere una tessera di partito in tasca. Siamo quelle e quelli che vedete nei picchetti e nelle piazze a difesa delle lavoratrici e dei lavoratori, quelle e quelli che incontrate nei presidi contro le grandi opere, quelle e quelli che hanno difeso la Costituzione nel referendum contro la controriforma Renzi-Boschi e che la difenderanno nel prossimo referendum contro il taglio della rappresentanza. Fanno parte de L’Altra Emilia-Romagna attivisti impegnati in liste civiche, movimenti e vertenze territoriali, nonché esponenti di Rifondazione Comunista, del Partito Comunista Italiano e del Partito del Sud, e insieme portiamo avanti un progetto per il cambiamento della nostra regione.
Portiamo avanti una proposta di governo alternativa alle politiche becere e razziste della destra, alle politiche moderate del centrosinistra e all’inaffidabilità del M5S per fare dell’Emilia-Romagna una regione sicura perchè giusta, pubblica e sostenibile.
Ci rivolgiamo alle fasce sociali colpite dalla crisi, dalla precarietà e da politiche nazionali di feroce liberismo a cui la Regione non ha dato risposte adeguate. Ci rivolgiamo agli elettori e alle elettrici della sinistra disorientati di fronte alla frammentazione. Ci rivolgiamo ai delusi da un Pd che ha abbandonato da tempo i valori della sinistra e ai delusi di un M5S che considera intercambiabili Lega e Pd. E ci rivolgiamo a tutti coloro che si rifugiano nell’astensionismo avendo perso la speranza del cambiamento. A tutte e tutti costoro diciamo che c’è sempre un’alternativa!
Più lavoro a tempo indeterminato; più sicurezza sul posto di lavoro; parità retributiva tra uomini e donne; ridurre l’orario di lavoro a parità di salario; tutele per le partite Iva mono-committenti o a basso reddito.
Proponiamo un Patto per il lavoro sicuro, stabile e di qualità, non solo nel settore privato ma anche nel pubblico impiego, che ponga al centro la condizione di vita e lavoro delle lavoratrici e dei lavoratori ripristinando ed estendendo i diritti cancellati dal Jobs Act. Vogliamo un Patto per il lavoro che persegua i seguenti obiettivi:
- favorire la crescita del lavoro a tempo indeterminato, in particolare nelle fasce giovanili, rimodulando gli incentivi pubblici prevedendo l’erogazione di contributi solo a quelle imprese che sottoscrivono piani industriali che indichino gli obiettivi occupazionali e le tipologie contrattuali non precarie da utilizzare;
- incrementare la sicurezza sul posto di lavoro stipulando convenzioni con l’ispettorato del lavoro per percorsi di formazione sulla sicurezza del lavoro e una maggiore intensificazione della qualità e quantità dei controlli aziendali;
- raggiungere la parità retributiva tra lavoratori e lavoratrici chiedendo un impegno alle imprese per favorire modalità organizzative del lavoro che favoriscano la conciliazione;
- avviare un confronto con le parti sociali per la riduzione dell’orario di lavoro a parità di salario nel più ampio obiettivo della salvaguardia occupazionale e dell’incremento dei posti di lavoro;
- avviare un processo di stabilizzazione del personale precario della pubblica amministrazione, compresi i lavoratori in appalto e somministrati da agenzie di lavoro interinale;
- escludere il licenziamento nelle crisi aziendali e rendere strutturale il ricorso ai contratti di solidarietà, anche attraverso il contributo economico della regione a sostegno del reddito dei lavoratori;
- contrastare le “delocalizzazioni” e le dismissioni industriali adottando idonei strumenti fiscali e vincoli urbanistici che blocchino tentativi di speculazione edilizia;
- favorire la riconversione ecologica dell’industria più inquinante individuando forme di sostegno alle imprese che investono nella transizione energetica ed ecologica e ai lavoratori coinvolti in processi di riconversione produttiva;
- individuare forme di tutela per le partite Iva mono-committenti e a basso reddito che, sempre più, nascondono lavoro dipendente senza diritti e garanzie;
- eliminare la piaga del caporalato, presente non solo nella filiera agricola e alimentare ma anche nei settori del turismo, dei servizi e nelle terziarizzazioni dell’industria;
- mettere al bando le coop spurie, presenti in particolare nel distretto delle carni e della logistica, e sempre più uno strumento a disposizione di imprenditori senza scrupoli che usano gli appalti di sola manodopera per sottopagare i lavoratori, fare concorrenza sleale quando non evadere il fisco e favorire la criminalità organizzata;
- contrastare l’esternalizzazione del lavoro: l’Emilia-Romagna è al primo posto in Italia, davanti al Lazio e alla Lombardia, per esternalizzazioni fittizie, ovvero per irregolarità in materia di decentramento produttivo, che nascondono storie di uomini e donne senza alcun diritto e contratto;
- escludere negli appalti le gare al massimo ribasso, la proliferazione dei subappalti e le tipologie contrattuali di comodo ed inserire nei bandi di gara clausole sociali che garantiscano adeguati standard a tutela delle lavoratrici e dei lavoratori, soci o dipendenti, contrastando, dovunque esista, la piaga delle dimissioni in bianco;
- potenziare i Centri per l’Impiego per favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro e la creazione di buona occupazione;
- mettere in discussione a livello regionale la liberalizzazione delle aperture domenicali dei centri commerciali che, oltre a creare ingiustizia nei confronti delle lavoratrici e dei lavoratori coinvolti, contribuisce a impoverire i centri storici.
Sanità pubblica e universale, no a privatizzazioni; abbattere le liste di attesa; stop alla presenza di medici obiettori; incremento degli investimenti per l’edilizia socio sanitaria e per le dotazioni tecnologiche e di personale; riaprire i punti nascita chiusi e sviluppare la rete sanitaria periferica implementando il ruolo delle case della salute.
In questi ultimi anni l’accesso alle cure nella nostra Regione è diventato più diseguale, con territori periferici che si sono visti sottrarre servizi, chiudere presidi sanitari e punti nascita, impoverire il sistema di protezione sociale. Impoverimento che riguarda anche il personale, già duramente provato dal blocco del turn-over, e sottoposto a mancate sostituzioni e sovraccarichi di lavoro che rischiano di incidere sulla qualità e la stessa sicurezza delle cure.
Sono tanti i cittadini che per una prestazione sanitaria si trovano ad affrontare lunghe liste di attesa e un sistema di compartecipazione alla spesa che li spinge a rivolgersi nel privato, e a pagare di tasca propria esami, prestazioni diagnostiche, visite specialistiche o, addirittura, a rinunciare alle cure.
Il sistema sanitario regionale sta subendo un’involuzione che ormai smentisce l’idea della “diversità dell’Emilia-Romagna”. Il modello che si delinea per il futuro è quello di una sanità mista pubblico-privata, in cui il privato assume un ruolo sempre più sostitutivo del servizio pubblico, spingendo forzosamente il cittadino verso la sanità privata e forme assicurative per la sanità integrativa.
- Per l’Emilia-Romagna vogliamo una sanità pubblica e universale, senza privatizzazioni, che non incentivi il mercato delle assicurazioni private e il cui strumento più efficace, equo ed economicamente sostenibile di finanziamento sia la fiscalità generale, sulla base del principio della progressività.
- Vogliamo abbattere le liste di attesa introducendo il principio dell’appropriatezza prescrittiva e rendere del tutto trasparente la gestione delle prenotazioni.
- Appoggiamo le richieste già presentate dalle associazioni femminili di mettere un tetto alla presenza di medici obiettori e verificheremo la possibilità di eliminare del tutto la loro presenza nelle strutture pubbliche.
- Vogliamo che la Regione si doti di un Piano Sociale e Sanitario che preveda un incremento degli investimenti per l’edilizia socio-sanitaria e per le dotazioni tecnologiche e di personale con l’obiettivo di potenziare la prevenzione, riaprire i punti nascita chiusi e sviluppare la rete sanitaria periferica implementando case della salute che devono essere aperte in ogni comune e in ogni quartiere delle grandi città
- Vogliamo l’istituzione di forme reali di partecipazione dei cittadini, delle forze sociali, associative e sindacali ai processi decisionali delle politiche sanitarie e momenti strutturati di verifica dell’applicazione delle decisioni assunte.
Ospedalizzazione domiciliare trasferendo medici e infermieri sul territorio; processo di ripubblicizzazione delle ASP; aumentare i fondi per la non autosufficienza e riconoscere il lavoro degli OSS come lavoro usurante.
I malati cronici non autosufficienti sono sempre più espulsi dall’assistenza pubblica e la cura scaricata sulle famiglie, con il ricorso all’aiuto domestico (spesso non qualificato mal pagato) o a strutture assistenziali miste pubblico-private dai costi insostenibili.
- Serve invece l’ospedalizzazione domiciliare, che costa molto meno, trasferendo medici e infermieri sul territorio, rendendo più umano e diretto il rapporto con il servizio sanitario locale.
- Le problematiche socio-sanitarie sono gestite prevalentemente da ASP (Aziende Pubbliche di Servizi alla Persona) che funzionano attraverso il processo di accreditamento regionale. L’accreditamento è divenuto uno strumento politico per avviare la privatizzazione dei servizi (nel 2017 il 76% degli accreditamenti è rilasciato dalla Regione a soggetti gestori appartenenti al campo del privato profit e no profit, mentre al pubblico è lasciato ormai un ruolo residuale) e stanziare minori risorse regionali all’assistenza scaricandone le conseguenze sui pazienti e i loro famigliari, sugli operatori dell’assistenza e sui comuni chiamati poi a coprire le carenze economico-gestionali con fondi propri.
- Ci impegniamo ad avviare un processo di ripubblicizzazione delle ASP, ad aumentare i fondi per la non autosufficienza e a riconoscere il lavoro degli operatori e delle operatrici della assistenza come lavoro usurante.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per i Servizi Socio-Sanitari)
Scuola statale laica e pluralista per tutte e tutti come strumento di eguaglianza e solidarietà; sostegno economico a famiglie e studenti dal nido all’università; no ai finanziamenti regionali alla scuola privata.
Contro la deriva liberista che investe anche l’istituzione scolastica riaffermiamo la funzione della scuola statale laica e pluralista per tutti come strumento di eguaglianza e solidarietà.
- Vogliamo una legge che preveda tempi distesi di apprendimento, che consideri i nidi per l’infanzia un servizio rivolto alla collettività, che inserisca la scuola dell’infanzia nella scuola di base con l’ultimo anno obbligatorio, il tempo pieno, l’obbligo scolastico dai 5 ai 18 anni, un biennio superiore unitario e un triennio di indirizzo e che sposti la formazione professionale dopo i 18 anni, secondo gli indirizzi della proposta di legge di iniziativa popolare “Per una buona scuola della Repubblica”, sottoscritta nel 2006 da 100.000 cittadini e cittadine e rimasta nei cassetti della Camera.
- Affermiamo il carattere nazionale del sistema scolastico respingendo la tentazione regionalistica e localista che si è sviluppata in questi anni e contenuta nella proposta di autonomia regionale avanzata dal presidente.
- Diciamo no ai finanziamenti regionali per la scuola privata.
- Il diritto allo studio universitario va reso effettivamente esigibile, per questo proponiamo l’introduzione del “reddito di formazione” in sostituzione dell’attuale sistema di borse di studio per permettere a tutti gli/le studenti di sostenere il costo dei corsi universitari; dotare ogni sede universitaria di una mensa gratuita funzionante e mettere a disposizione degli/delle studenti alloggi, capienti, efficienti e sicuri; forti riduzioni per gli/le studenti del costo degli abbonamenti per le linee dei trasporti pubblici e prevedere sull’intero territorio regionale facilitazioni facilitazioni per l’accesso e l’uso di servizi culturali e sportivi sull’intero territorio regionale.
- Respingiamo una politica che asservisce l’Università alle esigenze dei privati e dei gruppi industriali, e che porta a un impoverimento del patrimonio di conoscenze e, in generale, di quello culturale delle nostre Università.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per la Scuola e il Diritto allo Studio)
La cultura per noi è un bene comune che accresce la conoscenza e l’inclusione sociale, e grazie ad un patrimonio diffuso in tutto il territorio può essere – assieme al turismo – uno straordinario volano per accrescere l’occupazione e l’economia regionale.
- Le istituzioni pubbliche devono lavorare in modo coordinato per creare una rete in grado di gestire al meglio i beni culturali, garantendo tutele e diritti al personale, creando un circolo virtuoso che migliori contemporaneamente costi di gestione, qualità e quantità dei servizi.
- Le risorse della regione vanno orientate verso un capillare sostegno alle istituzioni culturali diffuse sul territorio stanziando fondi che garantiscano loro la possibilità di continuare a sviluppare proposte culturali.
- Gli spazi culturali, in particolare quelli attivi nei territori periferici, vanno sostenuti anche come presìdi di inclusione sociale e baluardi contro l’impoverimento sociale ed economico delle comunità in cui agire politiche rivolte alle fasce deboli della popolazione – anziani, disoccupati, diversamente abili, immigrati.
- I luoghi della cultura possono anche essere il terreno in cui sperimentare forme di alfabetizzazione digitale della popolazione e in cui si favoriscono nuove professioni legate alla comunicazione, al web e all’informatica.
- Valorizzare l’incontro tra i professionisti della cultura e delle arti, il mondo universitario e le peculiarità territoriali attraverso il coordinamento della regione con l’obiettivo di favorire la diffusione delle iniziative culturali.
- Favorire l’associazionismo deve essere tra gli obbiettivi di tutte le amministrazioni ma sui territori la burocrazia spesso rende le associazioni senza scopo di lucro dispendiosissime anche solo per aprirle, e la mancanza di spazi liberi e ad accesso gratuito limita la possibilità di riunirsi. L’Altra Emilia-Romagna, consapevole dell’importanza delle associazioni e delle aggregazioni, ha intenzione di stanziare fondi di carattere regionale per favorire l’associazionismo e intende spingere i comuni a semplificare la burocrazia per le associazioni e a prevedere la loro partecipazione a bandi e concorsi.
No all’autonomia regionale. Chiederne il ritiro sarà uno dei nostri primi atti una volta eletti.
L’Altra Emilia-Romagna è per una Repubblica unica e indivisibile che riconosca e promuova le autonomie locali. Aderisce al Comitato nazionale contro ogni autonomia differenziata ed è pertanto contraria alla richiesta di Regionalismo Differenziato presentata dalla Regione perchè mina i principi della solidarietà nazionale e dell’universalità dei diritti. Il ritiro dell’intesa tra Regione e Governo sulla autonomia sarà uno dei primi atti che presenteremo in assemblea legislativa e proponiamo che le regioni si uniscano nella chiedere al governo una politica di investimenti per i territori al fine di garantire i diritti dei cittadini.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per l’Autonomia della Costituzione)
Le tasse vanno ridotte a chi ne paga già troppe: ai redditi bassi e ai redditi medi. Vanno invece aumentate a chi ne paga poche: ai redditi alti e ai redditi altissimi.
- L’IRPEF è un’imposta regolamentata da una legge dello Stato a cui si aggiunge una addizionale regionale, che in Emilia-Romagna prevede cinque scaglioni in base al reddito che vanno dall’aliquota del 1,33% per i redditi fino al 15.000 € fino all’aliquota del 2,33% per i redditi oltre i 75.000 €. L’Altra Emilia-Romagna propone una esenzione IRPEF per i redditi più bassi e una modifica delle aliquote addizionali IRPEF portando la fascia più bassa alla soglia minima del 1,23% e alzando le aliquote dedicate a chi ha redditi più alti per una fiscalità regionale caratterizzata da una maggiore progressività.
- Vanno potenziati gli sgravi Irap alle imprese e agli esercizi commerciali localizzati in aree interamente montane, prevedendo un calcolo prevalentemente a favore del lavoro nelle comunità montane.
- Vanno conservate le agevolazioni fiscali per i territori colpiti dal sisma del 2012 e dalle alluvioni degli ultimi anni.
- Vanno agevolati con una riduzione dell’Irap i nuovi insediamenti produttivi per i primi 5 anni di attività che si impegnano a favorire occupazione stabile.
- Vogliamo un fondo regionale per favorire l’innovazione e la digitalizzazione delle imprese, dei negozi commerciali e degli studi professionali.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per la Progressività Fiscale)
Riaffermare il ruolo del pubblico nella gestione del Trasporto Locale; stralciare le opere autostradali inutili e impattanti e rovesciare i rapporti di spesa a favore del trasporto su ferro e della mobilità ciclabile
Il trasporto privato è fra le cause principali di inquinamento e spostare quote consistenti di merci e viaggiatori sul trasporto pubblico significa migliorare la qualità dell’aria e favorire il benessere e la salute dei cittadini riducendo i costi derivanti dalle conseguenze dell’inquinamento sulla salute umana.
Per fare questo è necessario riaffermare il ruolo del pubblico nella gestione del Trasporto Locale, perché sia più vicino ai cittadini e alle loro esigenze. Obiettivo non perseguibile con l’attuale Piano Regionale dei Trasporti che è figlio di una idea di sviluppo che mette al centro le autostrade. Un’idea di sviluppo obsoleta, inadeguata alla sfida ambientale, miope e antieconomica per il nostro export in quanto le politiche degli stati confinanti stanno sempre più privilegiando lo spostamento delle merci su ferro.
- Vogliamo modificare il Piano Regionale dei Trasporti stralciando le opere autostradali inutili e impattanti (Ti.Bre, Bretella Campogalliano-Sassuolo, Autostrada Cispadana, Ferrara-mare su tutte) e rovesciare i rapporti di spesa a favore del trasporto su ferro e del trasporto pubblico locale con l’obiettivo di ridurre il traffico merci su gomma. Questo obiettivo risulta strategico in particolare a Bologna, dove il passante favorisce ancora una volta la mobilità privata e dove tram e people mover sono una risposta inefficiente alla mobilità interna e verso l’aeroporto.
- Nel ‘nostro’ Piano Regionale dei Trasporti la priorità è assegnata al potenziamento dell’asse ferroviario La Spezia-Parma-Verona con l’obiettivo di connettere i porti tirrenici al Brennero, al potenziamento del trasporto extraurbano regionale su ferro (estendere la linea Sassuolo-Modena fino a Maranello; investire sulla Piacenza-Cremona e sulla Parma-Fornovo facendole diventare parte di un sistema di trasporto veloce urbano; ripristinare la tratta ferroviaria Budrio-Massa-Lombarda per un collegamento diretto Bologna-Ravenna su ferro ormai prossimo alla saturazione del traffico su gomma; potenziare la linea Ravenna-Ferrara-Poggio Rusco per valorizzare a pieno il Porto di Ravenna ma soprattutto per avere il collegamento con l’Europa centrale attraverso il “Corridoio” del Brennero) e al potenziamento del Sistema Metropolitano Bolognese e del nodo modenese per farlo elevare a rango di Sistema Metropolitano.
- Vogliamo un piano regionale per la mobilità ciclabile che si prefigga l’obiettivo di incrementare le reti ciclabili urbane e implementare le “ciclovie di qualità”. Vogliamo realizzare la Ti.Bre dolce, dorsale cicloturistica Nord-Sud strategica per l’Emilia Occidentale, e cogliere tutte le opportunità economiche, turistiche ed occupazionali che la rete ciclabile europea Eurovelo offre all’Emilia Romagna.
- Abbiamo una rete ferroviaria capillare che oggi via via viene dismessa con i treni pendolari che per il 30% viaggiano in ritardo. Dobbiamo rovesciare questa politica e realizzare un moderno ed efficiente trasporto regionale ferroviario, interconnesso con il servizio degli autobus.
- Siamo contro l’ampliamento del “Verdi” di Parma come aeroporto cargo privato con un enorme incremento di opere infrastrutturali finanziate con denaro pubblico.
- Attualmente l’aeroporto Marconi di Bologna è il principale scalo dell’Emilia-Romagna. La crescita negli ultimi anni dell’aeroporto ha comportato il conseguente aumento degli aerei che sorvolano le zone abitate: 30.000 aerei nel solo anno 2018 sono volati bassi tra decolli e atterraggi sopra le case del quartiere Navile, con una media di 100 aerei al giorni nei mesi estivi da giugno a settembre 2019. La popolazione interessata è di circa 40.000 persone. Il rumore e l’inquinamento atmosferico sono riconosciuti fattori di rischio con effetti a breve ed a lungo termine sulla salute come osservato nella recente relazione fatta dall’AUSL sul profilo di salute della popolazione residente in prossimità dell’aeroporto.
- Per l’abbattimento dell’impatto ambientale del Marconi sulla città di Bologna proponiamo:
– il coinvolgimento di ENAV ed ENAC per azzerare l’impatto di decolli/atterraggi sulla città massimizzando i movimenti sulla zona industriale del Bargellino;
– un sistema integrato che ripartisca la domanda di trasporto aereo del bacino regionale fra i tre aeroporti esistenti: Bologna, Forlì e Parma;
– il trasferimento del comparto low cost da Bologna a Forlì, collegando le due città con una navetta ferroviaria veloce utilizzando i binari già esistenti. - È indispensabile l’avvio dei lavori per l’hub portuale di Ravenna ma, al contempo, l’adeguamento degli stessi ad un livello sostenibile sia economicamente che da un punto di vista ambientale implementando l’intermodalità.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per il Trasporto Pubblico e la Mobilità Sostenibile)
Crediamo in un’economia circolare indirizzata alla conversione ecologica che attraverso la ricerca e l’innovazione recuperi materiali, produca energia pulita, tuteli l’ambiente e implementi processi produttivi ecosostenibili creando così nuovi posti di lavoro.
Per realizzare questo obiettivo è necessario riassegnare al pubblico un ruolo strategico nelle politiche energetiche e di gestione dei bei comuni abbandonando il ‘modello Hera-Iren’ delle multiutility quotate in borsa e assegnando la gestione di acqua e rifiuti a società pubbliche in house.
Vogliamo cambiare un Piano Regionale di Gestione Rifiuti che prevede il mantenimento degli inceneritori e il ricorso alle discariche. L’obiettivo della progressiva chiusura degli inceneritori è possibile con una politica che sappia coniugare la strategia “rifiuti zero” al principio del “riciclo totale” alla riduzione degli imballaggi alla fonte, riservando risorse ai Comuni per incentivare e generalizzare la raccolta differenziata porta a porta e per promuovere e diffondere il sistema di tariffazione puntuale. Le multiutility concentrano nello stesso soggetto il servizio di raccolta e quello di smaltimento dei rifiuti con un evidente conflitto di interesse per soggetti privati che lucrano sull’incenerimento dei rifiuti e sulla quantità di prodotti energetici che riescono a vendere. È nell’interesse dei cittadini e dell’ambiente abbandonare questo modello.
La Regione Emilia-Romagna è stata in prima fila nel favorire il processo di privatizzazione di beni e servizi pubblici che dovrebbero essere “comuni” e quindi indisponibili. È necessario invertire la rotta, rivendicare la fine delle privatizzazioni e il ritorno a un forte intervento pubblico avviando un processo di ripubblicizzazione dei servizi pubblici locali, a partire dall’acqua pubblica come sancito dall’inattuato referendum del 2011.
L’Altra Emilia-Romagna fa suoi gli Obiettivi per lo Sviluppo fissati dalla Agenda 2030 per lo Sviluppo Sostenibile e declina le politiche territoriali, infrastrutturali e ambientali che propone coerentemente con gli obiettivi dell’Agenda 2030.
Le politiche ambientali devono essere orientate a perseguire tre obiettivi:
- arrestare il cambiamento climatico attraverso una programmazione decennale estesa all’intera pianura padana
- rendere resilienti i territori e le comunità attraverso politiche di adattamento al cambio di clima
- avviare la conversione ecologica dell’economia, dell’industria, dell’edilizia e dei trasporti nelle scelte economiche della regione.
Le politiche infrastrutturali devono essere orientate a perseguire due grandi obiettivi:
- la riduzione della mobilità privata attraverso il potenziamento della mobilità alternativa alla gomma e un nuovo “Piano dei Trasporti” che superi la priorità assegnata alla realizzazione di nuove autostrade.
- la decarbonizzazione del nostro sistema produttivo, a partire dalla dismissione delle piattaforme estrattive di idrocarburi in Adriatico avviando la rinaturalizzazione delle aree marine in cui sono collocate con un processo di riconversione aziendale che tuteli l’occupazione.
Le politiche di gestione del territorio devono assumere come priorità la lotta al dissesto idrogeologico e la messa in sicurezza sismica del territorio, che rappresentano un volano economico formidabile e capace di generare occupazione di qualità.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per la Transizione Ecologica)
Adozione di un meccanismo di attivazione delle misure emergenziali più stringente in caso di superamento dei limiti di legge per gli agenti inquinanti
L’attivazione tardiva di misure emergenziali al verificarsi del superamento dell’indice PM10 favorisce il traffico privato, non restituendo ai cittadini l’effettiva gravità del livello di inquinamento dell’aria e i gravi pericoli per la salute pubblica.
Proponiamo l’adozione di un meccanismo di attivazione delle misure emergenziali più stringente per far scattare diverse tipologie di divieti e le comunicazioni precauzionali che i comuni devono attivare verso i propri cittadini.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per la Qualità dell’Aria)
Nel quadro delle politiche di contrasto al cambiamento climatico e riconversione ecologica dell’edilizia, no alla attuale legge urbanistica che aumenta il consumo del suolo e cancella la pianificazione urbanistica.
Dal 1975 ad oggi sono stati cementificati oltre 100.000 ettari di terreno regionale con conseguenze gravissime sull’ecosistema in cui viviamo e sul cambiamento climatico in corso. Arrestare il consumo di suolo, avviare politiche di recupero e riuso degli edifici pubblici e privati non è più rinviabile, e per questo vogliamo cancellare la legge regionale urbanistica approvata nel dicembre 2017 che esalta il privatismo e il liberismo immobiliare, cancella la pianificazione urbanistica, aumenta, anziché frenarlo, il consumo di territorio.
Ci impegniamo a proporre una nuova legge regionale urbanistica che si inserisca nel quadro delle politiche di contrasto al cambiamento climatico e riconversione ecologica dell’edilizia e si ponga l’obiettivo di delineare una nuova idea di città, affermare il valore della rigenerazione urbana, restituire la pianificazione urbanistica agli strumenti della democrazia.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per una Nuova Legge Regionale Urbanistica)
Per una cultura della rigenerazione urbana incentrata sul recupero e la riqualificazione degli spazi già urbanizzati reintroducendo funzioni e servizi. No a nuove costruzioni.
Il recupero e la riqualificazione degli spazi urbani già costruiti, sia dei centri storici che delle aree di periferia, è una straordinaria occasione sia per migliorare la qualità della vita e delle relazioni sociali, sia per rilanciare il lavoro tecnico e del mondo edilizio.
- Non si può continuare con modelli di gestione del territorio che prevedono solo nuove costruzioni, in aree sempre più periferiche, di poli scolastici, servizi pubblici, aree residenziali – pur con una quantità enorme di appartamenti vuoti -, centri sportivi, centri commerciali, immobili fantasma, in assenza di una pianificazione urbana complessiva, causando problemi, oltre che di consumo di suolo, di viabilità, di trasporti, di mancanza di autonomia gestionale per amministratori e utenti. Né si può intendere la rigenerazione urbana solo quantitativamente come crescita immobiliare.
- Occorre intervenire con il riuso e la rivitalizzazione degli spazi già urbanizzati reintroducendo funzioni e servizi. Per fare questo è necessaria una legge regionale urbanistica basata non sul privatismo immobiliare ma su un progetto armonico di rigenerazione urbana e rurale che risponda ai reali bisogni degli abitanti, alla complessità delle esigenze di fruizione e relazione, nel rispetto dell’ambiente.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per una nuova idea di Città)
A distanza di quasi 8 anni dal sisma che nel 2012 ha colpito l’Emilia, sono state realizzate opere pubbliche per circa il 15% di quanto disponibile. La ricostruzione delle opere pubbliche e beni culturali deve diventare una priorità.
Se la ricostruzione privata dell’Emilia colpita da sisma sta lentamente procedendo, la ricostruzione delle opere pubbliche e dei beni culturali che costituivano il tessuto storico dei comuni colpiti dal terremoto del 2012 è invece in grave ritardo.
Nel 2012 la regione programmò il finanziamento di opere pubbliche e beni culturali per quasi un miliardo e mezzo di lavori, per 1.509 interventi. A distanza di quasi 8 anni, sono state realizzate opere per circa il 15% di quanto disponibile. Si è preferito costruire nuovi municipi, nuove scuole, nuovi centri commerciali, abbandonando al degrado i vecchi centri.
La ricostruzione dei centri storici a partire dal ripristino delle opere pubbliche e dei beni culturali delle aree colpite dal sisma deve diventare una priorità.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per la Ricostruzione Post Sisma)
Piano regionale per aumentare e qualificare la dotazione di alloggi pubblici; piano regionale contro la morosità incolpevole.
È necessaria una grande opera di riqualificazione del patrimonio edilizio pubblico assicurando le risorse necessarie per aumentare e qualificare la dotazione di alloggi pubblici dell’Emilia-Romagna ed eliminare il fenomeno degli alloggi inutilizzati.
Vogliamo un piano regionale contro la morosità incolpevole che tuteli chi è colpito dalla crisi economica e vogliamo un piano regionale per nuovi alloggi di edilizia residenziale pubblica con una particolare attenzione per giovani e meno giovani non in grado di accedere a soluzioni nel mercato privato.
Vogliamo cancellare le norme inique e discriminatorie (anzianità residenziale e titolarità di alloggio all’estero) per l’accesso all’edilizia residenziale pubblica introdotte dalla giunta regionale con il sostegno della destra.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per il Diritto alla Casa)
Casa, salute, istruzione e servizi sociali sono diritti fondamentali delle persone; istituire la figura del garante regionale dei diritti delle persone con disabilità.
Casa, salute, istruzione e servizi sociali sono diritti fondamentali delle persone e la Regione deve giocare un ruolo fondamentale nel rendere questi diritti realmente accessibili a tutte e tutti, anche alle persone con disabilità con l’obiettivo di garantire una vita indipendente per tutte le fasi della vita della persona con disabilità. Per questo proponiamo
- una legge regionale sulla vita independente autodeterminata, creando tutte le condizioni economiche, sociali e civili perché si avveri concretamente
- creare le condizioni sociali ed economiche perchè le famiglie possano avviare progetti di de-istituzionalizzazione delle persone dalle strutture residenziali e semiresidenziali
- eliminare la compartecipazione alle spese per l’assistenza domiciliare per i disabili gravi e gravissimi (Legge 104/92) e introdurre un rimborso spese per l’energia elettrica alle famiglie con persone con disabilità dipendenti da apparecchiature elettromedicali
- riconoscere il lavoro di cura svolto in favore di persone con gravissime disabilità (Legge 104/92) mediante contributo economico di un assegno mensile attorno agli 800 euro
- istituire un fondo regionale da destinare ai comuni a favore della mobilità delle persone con disabilità per i percorsi casa/lavoro/terapie/vita sociale con l’obiettivo di garantire la mobilità personale con la maggiore autonomia possibile
- nel ‘Dopo di Noi’ garantire il diritto della persona con disabilità di rimanere a vivere nella propria abitazione e introdurre il vincolo di destinazione sine die in favore della persona con disabilità per gli immobili ed i terreni che accedono ai fondi per il ‘Dopo di Noi’.
- ricorrere al Fondo Sociale Europeo per promuovere la partecipazione al mercato del lavoro e lo sviluppo delle professionalità delle persone con disabilità al fine di garantire il diritto di potersi mantenere attraverso un lavoro liberamente scelto che favorisca l’inclusione e l’accessibilità.
- istituire la figura del Garante regionale dei diritti delle persone con disabilità.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per i diritti delle Persone con Disabilità)
Piena e indiscussa laicità dello Stato; riconoscere che ci sono più modelli di famiglia; diritto delle donne di scegliere liberamente circa la propria sessualità, maternità e salute riproduttiva; educazione alla differenza nelle scuole.
L’Altra Emilia-Romagna promuove la piena laicità dello Stato contro ogni fondamentalismo, per consentire alle diverse concezioni religiose si esprimersi in una società pluralistica garantendo l’esercizio dei diritti individuali e inderogabili delle persone. perché è da questi che discende il diritto di ognuno e ognuna a decidere della propria vita in ogni suo aspetto ed in ogni fase, fino alla fine, anche in caso di testamento biologico.
- Molti comuni dell’Emilia Romagna hanno versato e continuano a versare alla Curia una parte cospicua degli oneri di urbanizzazione secondaria (il solo comune di Bologna nel 2015 ha versato circa mezzo milione di euro), per l’edilizia di culto sulla base di presupposti normativi superati o errati. Proponiamo un legge regionale che chiarisca questo aspetto escludendo la possibilità dei comuni di destinare parte degli oneri di urbanizzazione secondaria a favore dei diversi culti, utilizzandoli esclusivamente per gli altri scopi previsti tra i quali edilizia scolastica, verde pubblico, asili nido, piste ciclabili, viabilità.
- La regione finanzia con soldi pubblici, l’anno scorso con 47 milioni di euro, le scuole scuole confessionali private (paritarie). L’Altra Emilia Romagna pretende che venga applicato l’art. 33 della Costituzione che prevede che le scuole private siano “senza oneri per lo Stato” e quindi senza finanziamenti pubblici.
- In base a convenzioni regionali i sacerdoti che svolgono l’assistenza religiosa sono pagati come infermieri. Altra Emilia Romagna chiede che tale servizio confessionale sia trasformato in vero volontariato e che siano risparmiati così 2 milioni di euro ogni anno.
- Libertà significa che non ci sono persone, cittadine/i e famiglie di serie b, ma la parità dei diritti per tutte/i. Quindi libertà significa riconoscere che ci sono più modelli di famiglia, che vanno regolate nel pieno rispetto di ogni scelta e di ogni orientamento sessuale, e tutte devono avere gli stessi diritti. La regione deve contribuire a equiparare i diritti delle coppie di fatto, di omosessuali e delle famiglie arcobaleno a quelli delle coppie eterosessuali, senza alcuna discriminazione.
- Libertà significa che le donne hanno pieno diritto a scegliere liberamente in merito alla propria sessualità, maternità e salute riproduttiva. La libertà della donna esige la piena applicazione della legge 194 invertendo la tendenza crescente del fenomeno dell’obiezione di coscienza e verificando la possibilità di limitare/impedire la presenza di medici obiettori nei consultori e negli ospedali.
- Il piano regionale contro la violenza di genere costituisce una base di partenza su cui costruire una serie di azioni concrete che affrontino il problema della violenza di genere e della discriminazione in modo trasversale. Vogliamo una forte iniziativa sull’educazione alla differenza nelle scuole di ogni ordine e grado per agire contro le radici delle violenze, del bullismo e della sopraffazione maschile; contrastare ogni tipo di discriminazione razziale, religiosa e basata sugli stereotipi sessisti e sui sentimenti di paura verso l’altro.
- È necessario agire su tutti i fronti in cui l’autonomia economica e decisionale delle donne viene messa a rischio, a partire dalla riduzione del gap retributivo tra lavoratori e lavoratrici (oggi del 36% in Emilia-Romagna) fino ad annullarlo e da politiche per i nidi che necessitano di essere incrementati dal punto di vista numerico e di essere finanziati in modo da portare le rette a cifre effettivamente sostenibili dai nuclei familiari.
- Il piano regionale contro la violenza di genere e la legge regionale antidiscriminazioni rappresentano un passo importante verso una società giusta e inclusiva, ma devono essere adeguatamente finanziate.
- Proponiamo l’insediamento di un tavolo di concertazione permanente composto da rappresentanti delle istituzioni coinvolte (Regione, Comuni e scuole) e delle associazioni attive e competenti di questi temi per monitorare l’applicazione delle leggi e le esigenze che l’evoluzione della società presenta.
Il diritto alla pratica sportiva per una migliore qualità della vita deve essere accessibile e vivibile quotidianamente, e le città e i comuni vanno progettati prevedendo ambienti naturali che consentano l’attività motoria.
- Vere piste ciclabili in sicurezza che attraversano la regione invece di nuove autostrade che la devastano.
- Aree dedicate nei parchi pubblici e manifestazioni che aiutino i cittadini a praticare attività fisiche all’aria aperta.
- Sviluppo della medicina dello sport nelle strutture pubbliche per promuovere la salute ed il benessere fisico e prevenire malattie dovute a scarsa psicofisicità.
- Attività di educazione allo sport e dei suoi valori di solidarietà e socialità promosse dalla regione
- Vogliamo che la regione sostenga con appositi fondi la pratica sportiva e motoria dei ragazzi e delle ragazze come contributo a parziale copertura delle rette/costi per la frequenza di corsi/attività organizzate da associazioni sportive.
Favorire l’agricoltura contadina e sostenibile; agevolare e sostenere la nascita delle giovani aziende agricole; costruire un rapporto sano fra agricoltura ed energie alternative.
Il settore agricolo esercita un ruolo fondamentale nella salvaguardia del nostro ecosistema e vogliamo che lo sviluppo dell’agricoltura e la tutela del paesaggio vadano di pari passo.
- Per questo va favorita l’agricoltura contadina e sostenibile, con uno spazio sempre più ampio alle coltivazioni biologiche ed alle tecniche tradizionali, che costituiscono il valore aggiunto fondamentale per assicurare agli operatori un adeguato reddito.
- Vogliamo agevolare e sostenere la nascita delle giovani aziende agricole e occorre intervenire su burocrazia e tassazione per riconoscere ai piccoli “contadini”, senza distinzione di età, l’importante ruolo di “protettori” del territorio impegnando risorse a tutela del loro reddito.
- Va costruito un rapporto sano fra agricoltura ed energie alternative invertendo l’attuale processo: sì ad impianti funzionali alle aziende per lo smaltimento degli scarti e deiezioni animali, ma assolutamente no ad aziende agricole funzionali solo alla redditività degli impianti.
- Occorre evitare lo spandimento di liquami zootecnici e digestati in deroga nel periodo invernale per le pericolose conseguenze sui carichi inquinanti di nitrati nelle acque superficiali e sotterranee.
- Vogliamo sostenere la piccola pesca ed intervenire per salvare le attività della fascia costiera.
L’agricoltura e la pesca sono ambiente, cibo, salute! Vogliamo dare concretezza alle enunciazioni di impegno per l’emergenza ambientale e solo proteggendoci dal paradigma: sviluppo = crescita = benessere, possiamo ridare spinta ad una vera rivoluzione ambientale.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per l’Agricoltura e il Paesaggio)
Regia del settore capace di valorizzare questa opportunità economica sviluppando tutte le sinergie possibili; agevolare un flusso turistico meno veloce e più consapevole.
Il turismo è una componente fondamentale dell’economia regionale. Le città d’arte e i piccoli borghi, la riviera, gli Appennini e motor valley attraggono turisti da ogni parte del mondo.
- Il turismo in Emilia-Romagna è cresciuto molto in fretta, ed è indispensabile una regia del settore capace di valorizzare questa opportunità economica sviluppando tutte le sinergie possibili: turismo e cultura, turismo e gastronomia, turismo e tradizioni locali.
- È necessario agevolare un flusso turistico meno veloce e più consapevole, a minore impatto e più sostenibile che trovi un’alleanza anche nell’artigianato locale di qualità.
- Vogliamo una regia regionale per la regolamentazione delle case-vacanza e degli affitti brevi per evitare che i quartieri dei centri storici delle città si svuotino di lavoratori, studenti e famiglie perdendo quell’identità e quelle relazioni sociali tipiche delle comunità emiliano-romagnole.
- Una regia della residenza turistica è indispensabile anche per evitare che la speculazione danneggi gli albergatori professionisti e faccia impennare ulteriormente gli affitti aggravando l’emergenza abitativa.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per il Turismo Responsabile)
Vasto piano gratuito di alfabetizzazione digitale di tutta la popolazione; tra gli obiettivi principali: permettere al cittadino di dialogare con la Pubblica Amministrazione.
L’Italia è agli ultimi posti in Europa per digitalizzazione dell’economia e della società.
- Per superare questo gap proponiamo un piano gratuito di alfabetizzazione digitale per favorire lo sviluppo delle capacità di accesso, utilizzo e comprensione dei diversi tipi di media.
- Vogliamo implementare la possibilità di accesso a tutti quegli strumenti che permettono al cittadino di dialogare con la Pubblica Amministrazione. Un utilizzo consapevole, capace e informato da parte della maggioranza della popolazione delle opportunità digitali garantisce ricadute evidenti a vari livelli, da quello economico – una interessante riduzione delle spese per il sistema sanitario ad esempio – a quello ambientale: meno spostamenti inutili in auto, meno impiego di carta, meno inquinamento.
- L’obiettivo che ci poniamo è poter fare della nostra regione la “locomotiva digitale” dell’intero Paese, e dare così il nostro contributo a colmare nel minor tempo possibile il gap che ci separa dalle economie (e dalle società) più avanzate.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per l’Alfabetizzazione Digitale)
Percorsi decisionali e scelte trasparenti rafforzando gli strumenti di democrazia diretta e partecipativa; commissione consiliare permanente sulla criminalità organizzata e osservatori antimafia in ogni provincia, radicale cambiamento delle modalità di affidamento degli appalti
In Emilia-Romagna la criminalità organizzata ha oggi un radicamento senza precedenti, anche grazie alla collusione di settori della società che hanno aperto le porte dell’economia e delle professioni alle mafie. L’Emilia Romagna è la terza regione in Italia per lavoratori irregolari, la quarta per interdittive antimafia emesse e la quinta per riciclaggio. È qui che si è svolto Aemilia, il secondo maxiprocesso del nostro paese contro un’organizzazione criminale di stampo mafioso, dopo quello di Palermo del 1986. È l’unica regione, insieme al Piemonte, che conta al proprio interno tutte le mafie italiane e tutte le mafie straniere. Tutto questo non possiamo accettarlo e ciò che è stato fatto è evidentemente insufficiente.
- Vogliamo istituire osservatori antimafia in ogni provincia e una commissione consiliare permanente sulla criminalità organizzata quale luogo per analizzare, studiare e avanzare proposte e soluzioni al contrasto alla criminalità organizzata con la partecipazione effettiva delle associazioni anti-mafia del territorio.
- Vogliamo proseguire e intensificare il contrasto al gioco d’azzardo patologico e arrestare la diffusione di locali che ospitano apparecchi elettronici con vincite in denaro.
- La lotta alla corruzione e alla criminalità organizzata passa anche per un cambiamento profondo del nostro sistema sociale ed economico, che tolga l’acqua in cui galleggiano le mafie: per questo l’Altra Emilia-Romagna si impegna a garantire politiche di lotta alla povertà e sostegno ai giovani
È dimostrato che i lavori in appalto costano di più di quelli gestiti direttamente da un sano sistema pubblico, per cui vogliamo che le modalità di affidamento degli appalti d’opera e quelli di servizio siano radicalmente cambiate: occorre fermare il massimo ribasso, impedire il sub appalto, garantire eguaglianza di diritti e di retribuzione a parità di lavoro.
La subalternità della politica regionale ai poteri economici mette a rischio la credibilità delle istituzioni e distrugge risorse pubbliche senza alcun vantaggio per i cittadini. Questa subalternità va interrotta mettendo al centro i cittadini attraverso percorsi di reale partecipazione democratica e nuove regole sulla trasparenza della spesa pubblica e degli appalti pubblici.
Vogliamo che la fase di approvazione della manovra economica regionale sia accompagnata ogni anno da un bilancio partecipato con cui la giunta discuta e condivida le scelte con i cittadini.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna contro le Lobby Economiche e la Criminalità Organizzata)
L’Altra Emilia-Romagna si riconosce nella Costituzione nata dalla Resistenza e nei valori dell’antifascismo e dell’antirazzismo.
- Pensiamo che le organizzazioni neofasciste e neonaziste debbano essere sciolte e vogliamo che l’Assemblea legislativa approvi una risoluzione in tal senso e si adoperi nei confronti del Parlamento perchè non ci sia più tolleranza nei confronti di chi usa le regole della democrazia per propagandare idee violente.
- Pensiamo che l’immigrazione sia un fenomeno strutturale alla cittadinanza globale degli individui e dei popoli, e come tale vada regolato con una politica di ingressi e tutele, non di espulsioni indiscriminate, siamo contro lo sfruttamento e la riduzione a schiavitù degli immigrati costretti alla condizione di irregolarità dalle leggi vigenti.
- Vogliamo una regione capace di formulare proposte al governo in funzione di una legge quadro urgente su immigrazione e asilo, perché il fenomeno non si affronta con i decreti sicurezza dei ministri dell’Interno di turno.
- Vogliamo una regione impegnata nella promozione di politiche di pace e per abbattere i muri che in Europa e nel mondo minacciano i diritti, i beni comuni, la nostra voglia di pace, libertà e giustizia.
- Vogliamo una regione che sostenga politiche di educazione alla cittadinanza attiva, all’inclusione sociale e all’integrazione nelle scuole.
- Vogliamo una regione capace di programmare un sistema di accoglienza che superi quello nazionale – ancora basato sulle politiche criminali dei ministri dell’Interno Minniti e Salvini – con politiche concrete di inclusione che favoriscano l’inserimento sociale e lavorativo.
- Ci opponiamo ad ogni ipotesi di nuova apertura o riapertura in Emilia-Romagna di centri di permanenza per migranti.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per una Regione Antifascista, Antirazzista, Accogliente)
La compagnia di un animale rende la vita migliore e contribuisce ad aumentare il benessere psico‐fisico delle persone.
La tutela degli animali è dunque importante, e in questo ambito proponiamo:
- Interventi nelle scuole al fine di favorire la diffusione di una corretta cultura sugli animali da affezione e da reddito, al fine di responsabilizzare coloro che decidono di adottare un animale e prevenire il fenomeno dell’abbandono e il maltrattamento, che ora è finalmente punibile per legge.
- Interventi di educazione ambientale e animalista nelle scuole per formare le nuove generazioni al rispetto dei diritti di tutti gli esseri viventi e perché le famiglie abbiano l’opportunità di scegliere il consumo di alimenti vegetali in alternativa a quello degli alimenti di origine animale
- Un’adeguata informazione alimentare perché cresca la consapevolezza dell’importanza di una dieta sana ed equilibrata per creare buoni stili di vita anche allo scopo di contrastare l’abuso consumistico dei cibi pronti per gli animali domestici.
- La diffusione di progetti pet-therapy – che ora è riconosciuta anche dalla legge come metodo di “co-terapia” – nei servizi educativi e nelle strutture per anziani.
- Vogliamo che la disciplina regionale per le attività circensi vieti circhi e mostre viaggianti che utilizzino animali.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna per una Regione amica degli Animali)
Proponiamo una nuova legge elettorale proporzionale che ripristini condizioni pienamente democratiche nella composizione dell’Assemblea legislativa regionale
L’attuale legge elettorale dell’Emilia Romagna si basa su un meccanismo di fatto iper maggioritario che assegna al gruppo di liste o alla coalizione di liste collegate al candidato eletto Presidente della Giunta regionale, un numero di seggi tale da costruire una maggioranza “blindata” e artificiale (fino a oltre il 60% dei seggi). Un assetto in cui le opposizioni non solo non hanno mai la possibilità di contrastare le decisioni della maggioranza ma rischiano anche di essere sotto o per nulla rappresentate. Questo risultato “blindato” può essere ottenuto con una manciata di voti in più e anche in presenza di una bassissima affluenza, come avvenne nelle elezioni regionali del 2014 (*).
L’Altra Emilia-Romagna ritene che questo sistema elettorale non sia rispettoso dell’espressione dei cittadini e delle cittadine e dello scopo delle elezioni, che non è quello di far vincere un partito piuttosto che un altro, ma che è quello di stabilire la composizione delle assemblee rappresentative sulla base della volontà del popolo sovrano.
A tal fine, proponiamo una nuova legge elettorale proporzionale per garantire:
• il ripristino di condizioni pienamente democratiche nella composizione dell’Assemblea legislativa regionale, consentendo da un lato la rappresentanza delle minoranze, condizione essenziale per realizzare quel pluralismo di idee che è alla base della democrazia stessa, dall’altro un reale confronto tra maggioranza e opposizioni che è indispensabile per costruire e attuare l’interesse collettivo;
• la ricostruzione di un rapporto di fiducia tra regione ed elettori/elettrici.
(*) Nelle elezioni regionali del 2014 la coalizione che sosteneva l’attuale Presidente di regione con il 49,69% dei voti ha ottenuto 32 seggi su 50 disponibili nell’assemblea regionale (compreso il seggio del Presidente), ovvero il 64% dei seggi, il 14% in più rispetto alla percentuale di voti ottenuti.
(Il programma di L’Altra Emilia Romagna una Legge Elettorale Democratica e Proporzionale)